giovedì 11 novembre 2010

Ho sentito il battito del tuo cuore

Era mattina presto. Sono certa di essermi ingannata perché ero stanca. Un'intera notte è trascorsa e non riuscivo a pensare. Non che il mio corpo fosse più sfinito di quello di lei. Lei ti ha vegliato troppo di più. Ero stanca, in ogni caso. La stanchezza gioca brutti scherzi. Ho sentito il battito del tuo cuore attraverso la mia mano. E mentre lei - un fuscello, pensavo che un leggero soffio di vento potesse farla fuggire via - mentre lei - una cosa piccola, da niente, poco più che un martin pescatore - mentre lei – che avrebbe dovuto volare via con il vento – lei, se ne stava lì, salda (a guidarla, l'esperienza secolare, vissuta milioni di volte nel suo DNA), io non credevo ai miei occhi. Ma dove corri? Dove vai? Non possiamo star qui accanto? Ancora per qualche minuto. Io lo sentivo, il battito.

«Andiamo, che  se s'irrigidisce non lo possono vestire!»
Ma dove corri? Dove vai?
Senza dubbio mi sono ingannata perché ero stanca. O forse perché una notte intera non è bastata per concepire il pensiero che mai più ne avrei vissuta una uguale, mai più. Un po' questo, un po' la stanchezza. Che cantonata! Ho sentito un battito di cuore attraverso la mia mano, le dita pulsare, la vita attorno riprendere il suo corso – è lecito fermarsi solo per un istante, prima di perdersi – ho sentito un battito di cuore solleticarmi il palmo della mano e, Cristo, mi sono sbagliata. Ho sentito il battito del mio cuore. Tu non c'eri più.


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